Anatra alla pechinese sulla muraglia proibita 

Piazza Tiananmen, Monumento ai caduti

Pechino ci inghiotte fin da subito. Siamo stanchi dopo l’allucinante viaggio in treno – notturno senza letto – e gli zaini sembrano pesare più del solito. Per raggiungere l’appartamento della nostra host di couchsurfing ci mettiamo più di un’ora di metropolitana e iniziamo a renderci conto delle dimensioni titaniche di questa città. 

 

La visita alla Città Proibita è un fiume umano che si accalca e sgomita (l’avevamo immaginato) ma ci facciamo trasportare da un senso di colpa nato dopo le oziose settimane a Shanghai. 

    
  

 

Dinastia Guangxu, 1875-1908
 

Dopo soli due giorni, approfittando del “bel” tempo (si intravede dell’azzurro e le temperature sono più alte rispetto alla media stagionale) rimpacchettiamo gli zaini alla ricerca di un sentiero secondario che dovrebbe farci arrivare sulla Grande Muraglia per godersela in solitudine senza frotte di turisti e senza pagare il biglietto (consiglio dettagliato fornitoci da un ragazzo russo conosciuto mesi prima nella regione dello Xinjiang). Una metro, un bus e un taxi collettivo ci portano in quattro ore a Tianxiangyu, dove risalendo il fiume fino alla fine del paese ci si imbatte in un ristorante di pesce con annesse vasche per l’allevamento: qui, sulla sinistra, parte il sentiero.  

 

Dopo un’ora e venti di salita in mezzo al bosco ce la troviamo davanti: maestosa si perde nell’orizzonte incorniciando i profili delle montagne. 


È ormai l’ora del tramonto, iniziamo a camminare e arrampicare, ci ritroviamo ad imprecare su passaggi tutt’altro che scontati su questa cresta a tratti disastrata fatta di roccia e mattoni. La notte ci ha colto un po’ impreparati ma non abbiamo scelta se non quella di proseguire fino a trovare un posto adatto per mettere la tenda. Passa più di un ora, abbiamo solo una torcia frontale e non sappiamo neanche se mai troveremo tre metri quadri per passare la notte. Dopo l’ennesima torretta diroccata finalmente tiriamo un sospiro di sollievo: non esattamente quello che ci immaginavamo ma lo spazio sufficiente per preparare i letti e l’immancabile noodles soup istantanea.  

L’alba

La mattina seguente dopo altre tre ore di cammino ci ricongiungiamo al tratto di muraglia “ufficiale”, quello perfettamente ricostruito e a pagamento – e raggiungibile con funivia – e controcorrente usciamo dall’entrata.  

Colazione
          
La parte ricostruita
 

Ritorniamo a Pechino, l’aria è irrespirabile, il cielo verte al giallo nei momenti peggiori ma grazie ad amici di nuovi amici (un gruppo di taiwanesi amici di Micheal, il ragazzo con cui abbiamo passato una giornata a Pammukkale) e contatti di Vittorio Veneto (si sa, i veneti sono ovunque) ci mettiamo una mascherina e ci godiamo gli ultimi due giorni di Cina negli hutong (quartieri vecchi) tra birra artigianale, anatra alla pechinese, un massaggio full-body e cocktail degni di nota.  

        

Questa non è l’anatra alla pechinese..

 
Piano superiore del Dlounge. Prezzi assolutamente alti e locale un po’ pettinato, ma cocktail fantastici
  
Basta vizi, si parte verso nord.

Un pensiero su “Anatra alla pechinese sulla muraglia proibita 

  1. Sbaglio o il cibo (!) Nella penultima foto è quello del futuro? Insetti!!!!!! Belle foto ragazzi…non sapevo che la grande muraglia fosse così diroccata…Siete fantastici..però sono contenta che non siate più in Cina. ..e pechino poi…che inquinamento orrendo!! Siamo tutti ansiosi di verde le foto della mongolia..e dell’accampamento degli uomini-renna 🙂 ..

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