Pianeta Terra

 
 

Siamo piccoli. Spettatori increduli dell’aspra bellezza di questo tetto del mondo. L’altitudine mozzafiato non fa dormire e ogni passo costa fatica. Il sole non lascia scampo, la pelle del Pamir è spessa e bruciata. Il ragliare disperatamente sgraziato degli asini risuona di continuo. L’acqua onnipresente scorre in ruscelli bucolici, in tumultuosi torrenti, in fiumi in piena, si ferma in laghi dai colori sorprendenti, ribolle nella terra ma scarseggia nelle case. Polverosa, torbida e ferrosa, a volte salata, pare che nessuno abbia l’esigenza di berla, viene usata per fare il tè e messa in secchi per lavarsi. Le verdure sono un lusso, la frutta un sogno esotico, la carne centellinata e usata quasi come guarnizione del piatto. Difficile pensare alla vita invernale in questo ossimoro di deserti e ghiacciai.

 

Lungo il confine con l’Afghanistan
  
Il villaggio di Langar, dove i fiumi Pamir e il Wakhan si uniscono per formare il Pyanj
  

   

Scorcio del villaggio di Bulunkul, 43 abitanti e il piu freddo di tutto il Tagikistan
   
Giornata del bucato
  

    

La vista dall’alto del Ak-Baital Pass (4655 mt)
   

 

Alpinisti all’arrembaggio 

 
– Foto in alta risoluzione della mappa in scala approssimativa della Lonely Planet

– Utilissima bussola per calcolare azimut sulla mappa (foto) di cui sopra

– 4ml di crema solare protezione 20

– Scarpe da avvicinamento tecnico su roccia pressoché inutili per affrontare pareti di neve

– Backgammon portatile

– Ultime indicazioni in tajiko ricevute da guardia forestale armata ed imbevuta di vodka sulla fattibilità del passo Kaznok.

  

Fortunamente qui (Monti Fan – Tagikistan) non serve guardare le previsioni – non che a noi fosse venuto in mente di guardarle – e con il nostro equipaggiamento fantozziano partiamo dal campo Vertical Alaudin alla volta dell’Iskander Kol via Mutnye Lake.

 

Alaudin Lake
  
      
Risalendo la valle verso Mutnye Lake
     
Pausa con i nostri nuovi compagni di avventura
  
Mutnye Lake
    
Serata in compagnia
    
Buondì!

Tre giorni di fatica e qualche imprevisto: scalata su neve con guantino in pile primo prezzo Decathlon, guadi a piedi nudi in torrenti ghiacciati, la discesa più tosta che ci sia mai capitato di affrontare (1000m di dislivello in 1000m di sviluppo senza traccia) e la ricerca di un ponte – che non esiste più – per poter tornare dal lato giusto del fiume e quindi alla civiltà. 

Passo Kaznok (4040m)

  

Passo Kaznok conquistato !
  
Tra Energia (5120m) e Chimtarga (5489m)
  
“Dalla montagna vengon giù anche i sassi…”
  
ABS
      
   
  
Bagno privato
    
Finalmente il nuovo ponte
   La nostra meta a 2195, il lago Iskander Kul, descritta dalla lonely come un paradiso tropicale e dove avremmo voluto passare l’ultima notte, risulta essere un lago di un colore smeraldo fangoso – probabilmente non è la stagione giusta – . 

Iskander-Kul

Stremati dopo gli ultimi e interminabili 5 km di strada polverosa che costeggia il lago senza più una goccia di acqua da bere troviamo conforto in una bottiglia di Rc cola allo stato granitoso che ci salva dalla disidratazione e in una famiglia di Dushanbe che ci riporta a valle: oltre al passaggio ci offrono anche un appartamentino per il nostro soggiorno nella capitale. Olè!