Siamo piccoli. Spettatori increduli dell’aspra bellezza di questo tetto del mondo. L’altitudine mozzafiato non fa dormire e ogni passo costa fatica. Il sole non lascia scampo, la pelle del Pamir è spessa e bruciata. Il ragliare disperatamente sgraziato degli asini risuona di continuo. L’acqua onnipresente scorre in ruscelli bucolici, in tumultuosi torrenti, in fiumi in piena, si ferma in laghi dai colori sorprendenti, ribolle nella terra ma scarseggia nelle case. Polverosa, torbida e ferrosa, a volte salata, pare che nessuno abbia l’esigenza di berla, viene usata per fare il tè e messa in secchi per lavarsi. Le verdure sono un lusso, la frutta un sogno esotico, la carne centellinata e usata quasi come guarnizione del piatto. Difficile pensare alla vita invernale in questo ossimoro di deserti e ghiacciai.
Mamma mia che posto inospitale! Bellissimi panorami..per fortuna adesso è estate!
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