– Foto in alta risoluzione della mappa in scala approssimativa della Lonely Planet
– Utilissima bussola per calcolare azimut sulla mappa (foto) di cui sopra
– 4ml di crema solare protezione 20
– Scarpe da avvicinamento tecnico su roccia pressoché inutili per affrontare pareti di neve
– Backgammon portatile
– Ultime indicazioni in tajiko ricevute da guardia forestale armata ed imbevuta di vodka sulla fattibilità del passo Kaznok.
Fortunamente qui (Monti Fan – Tagikistan) non serve guardare le previsioni – non che a noi fosse venuto in mente di guardarle – e con il nostro equipaggiamento fantozziano partiamo dal campo Vertical Alaudin alla volta dell’Iskander Kol via Mutnye Lake.
Tre giorni di fatica e qualche imprevisto: scalata su neve con guantino in pile primo prezzo Decathlon, guadi a piedi nudi in torrenti ghiacciati, la discesa più tosta che ci sia mai capitato di affrontare (1000m di dislivello in 1000m di sviluppo senza traccia) e la ricerca di un ponte – che non esiste più – per poter tornare dal lato giusto del fiume e quindi alla civiltà.

La nostra meta a 2195, il lago Iskander Kul, descritta dalla lonely come un paradiso tropicale e dove avremmo voluto passare l’ultima notte, risulta essere un lago di un colore smeraldo fangoso – probabilmente non è la stagione giusta – .

Stremati dopo gli ultimi e interminabili 5 km di strada polverosa che costeggia il lago senza più una goccia di acqua da bere troviamo conforto in una bottiglia di Rc cola allo stato granitoso che ci salva dalla disidratazione e in una famiglia di Dushanbe che ci riporta a valle: oltre al passaggio ci offrono anche un appartamentino per il nostro soggiorno nella capitale. Olè!