La giornata è stata calda e stancante. 300 km, 5 auto diverse e 50 gradi sul coppino.
Come un miraggio ci appare Garmeh che altro non è che un piccolo paese di case di fango in un oasi di palme da dattero nel Kavir Desert. Non troviamo che silenzio e polvere al nostro arrivo – oltre a 3 cammelli coccoloni in un recinto – ma varcando una porticina entriamo nel fantastico mondo dell’Atasshooni, dove tappeti, acqua fresca e un ventilatore la fanno da padrone.
Gia da qualche giorno avvertivamo un senso di pesantezza per gli amari racconti di vita e per la latente rassegnazione intrisa nella pelle di chi vive in questa terra. L’arrivo in questa parentesi di libertà ovattata, protetta da un orizzonte vuoto e carico di energia, risulta troppo attraente per scappare dopo una notte.

Giorno dopo giorno ci siamo fatti ammaliare dalla bellezza del deserto e ora ne siamo completamente innamorati.
Quattro giornate rigeneranti cadenziate dalla voce profonda di Maziar, dalla sua musica dal cuore della terra, dai cammelli e dal gruppo perfetto di ospiti nella sua casa.