Shanghai Express 

È stata dura ma ce l’abbiamo fatta: più di 8500km, 70 auto, 3 camion, svariati carretti, 2 navette autostradali, un pullman e una macchina della polizia, ma abbiamo attraversato la Cina da ovest a est.

KHORGAS (confine kazako)  – YINING: 95Km

Un ragazzo ci nota (siamo alle prese con una decina di persone in mezzo alle strisce pedonali che chiedono selfie che manco a Brad Pitt e Angelina Jolie) e si offre di portarci a Yining. Prima però ci offre il pranzo: primi noodles veramente piccanti.

YINING-NALATI: 256Km

Un signore ci dà uno strappo fuori città, un ragazzo ci porta fino a Dumhmaza. Un attesa snervante di 3 ore e poi un altro ragazzo ci porta avanti di altri 80 km, lasciandoci ad un bivio. Due giovani padri con rispettivamente un bambino e una bambina vestita da fatina ci portano a destinazione. Durante il viaggio guardiamo nel caleidoscopio e giochiamo con altre cineserie.

NALATI-BAYAMBULAK: 57Km

Un signore magro e barbuto ci carica ma appena capisce che il servizio richiesto è gratuito ci scarica. Poco dopo una Toyota con una giovane coppia di Urumqui diretta proprio a Bayambulak ci carica e passiamo insieme la giornata nel parco nazionale.

Visti dall’alto del drone

Primo approccio con le bevande iperzuccherate. A caval donato non si guarda in bocca
BAYAMBULAK-KUCHA: 280Km

Appena usciti dal parco proviamo con la prima macchina e ci va bene! Papà, mamma selfie-dipendente e figlioletta mangia-kurut (delle palline dure di yogurt fermentato, una sorta di formaggio rancido tipico di tutta l’Asia centrale) ci portano a destinazione e ci offrono il pranzo. Noi offriamo parte del nostro parmigiano reggiano (fatto arrivare dall’Italia tramite un amico in Kazakistan) e loro ci danno quattro palline di kurut.

Parmigiano VS Kurut

  

KUCHA-TIANSHAN GRAND CANYON: 65Km

Decidiamo di ritornare a vedere il canyon visto dal finestrino qualche giorno prima e dapprima un signore barbuto ci porta per un chilometro su un carretto, poi una mamma e figlia in vacanza ci accompagnano alle porte della città, poi un furgoncino di lavoratori con aria condizionata a palla ci lascia a metà strada e poco dopo un altro ragazzo ci accompagna fino all’ingresso del parco. Easy.


  

TIANSHAN GRAND CANYON – LUNTAI: 186 Km

Due amici di Kashgar in vacanza – che si fermano per darci la possibilità di scattare foto panoramiche – ci riportano alle porte di Kucha. Poi senza bisogno di chiedere, un camionista nel vederci camminare su una rampa di ingresso dell’autostrada si ferma e insiste per pagare da mangiare.

  

LUNTAI – QUIEMO: 550Km

Due uomini e una donna, pare in viaggio di affari, ci portano per tutta la strada che attraversa da nord a sud il deserto di Taklamakan, ci offrono il pranzo (insegnandoci che l’aglio, che viene messo di solito sulla tavola insieme a soia e stuzzicadenti, si sbuccia e si sgranocchia) e dandoci esempio sui rumori da fare a tavola.

QUIEMO-RUOQIANG: 277Km

Svariati carretti fino alle porte della città, poi di seguito un signore, una coppia su un furgoncino che ci regala due meloni e infine una Passat nera con due giovani a bordo che con una media di 170km/H ci portano dritti in albergo dove ci pagano una notte e ci invitano a cena insieme ad una decina di persone.

Bananna

RUOQIANG – KHORLA: 433Km

Sempre i due ragazzi di cui sopra, dopo aver fatto qualche appuntamento di lavoro, ci scorrazzano fino a Khorla, riservandoci pranzo e rinfresco durante la giornata.

KHORLA – TURPAN: 409Km

h18.30: un signore ci carica alla pratica rampa autostradale raggiunta a fatica ma ci porta fuori strada e dobbiamo ricominciare tutto da capo.

h.19.30: una famigliola cinese composta da madre silenziosa figlio assonnato e papà brizzolato e con testa molto grande ci portano per un’oretta lungo l’autostrada. Una coppia ci tira su ma non vuole mollarci alla rampa di uscita, quindi ci porta fino alla stazione di pedaggio e poi torna indietro, in contromano in autostrada. Ottimo. Ah, ci regalano una bottiglia di vino e due mele. Due uomini ci caricano e dopo pochi metri ci chiedono il passaporto (pensiamo a poliziotti in borghese).Ci scaricano ad un controllo di polizia in autostrada. Ormai è notte, dopo un’ora e mezza e vari tentativi di allontanamento dal gruppo di poliziotti, finalmente un ragazzo ci offre un passaggio. Invece che portarci a Turpan, troppo fuori strada per lui, ci accordiamo (almeno così ci è parso) per essere lasciati ad un incrocio autostradale. Quando arriva il momento però lui non se la sente, ha paura di lasciarci di notte in una zona desolata e ci porta in un altra città dove, a causa di assenza di hotel per stranieri, passiamo la notte sul marciapiede. (grazie!)

Dopo essersi svegliati con una sensazione di pochezza indescrivibile, un carretto e una macchina ci aiutano ad uscire dalla città (una pagnotta in regalo). La famigliola che ci trova in autostrada ci lascia al centro turistico di Turpan e un minibus di turisti ci porta esattamente davanti al sito archeologico.


Una serie fortunata di carretti ci accompagna fino alla Grape Valley, dove finalmente mangiamo e mettiamo in fresco la bottiglia di vino perché vogliamo riuscire ad arrivare alle Flaming Mountains per mettere la tenda. Tutto reso possibile da “La cantante, l’amica e il signore strizzaocchio” che ci accompagnano un po’ scocciati ma appena arriviamo fanno delle foto entusiasti al panorama.


  

TURPAN – DUNHUANG: 870Km

Giro a vuoto: dopo avere impacchettato la tenda veniamo immediatente caricati da due uiguri ma un fraitendimento sulla direzione ci fa perdere un’ora (ci portano ad un’altra attrazione turistica). Insistiamo per farci riportare indietro all’ingresso autostrada, e gentilmente veniamo scaricati al punto di partenza.

Lui e lei sorridenti, sulla 50ina, ci portano per 80 km. Un sorridente chiacchierone ci porta per soli 10 km. Ci caricano due ragazzi, proviamo a scambiare due parole ma nulla; allora dormiamo un po’ per poi regalargli acqua, caffè e dei dolci al sesamo. È il turno del lentone, che pare abbia paura di superare gli 80km/H in autostrada ma sembra che una volta scaricati in una area di servizio torni indietro: grazie per aver deviato la tua strada! Il camionista e sua moglie che parla un po’ di inglese ci raccattano, ci danno un po’di uva e semini vari, ma vanno molto piano e abbiamo paura di non riuscire a raggiungere la meta così facciamo i fighi e ci facciamo lasciare giù. Dovremo aspettare più di un’ora sferzati dal pungente shacembau (tempesta di sabbia) prima che una macchina rossa ci raccatti e ci porti a destinazione deviando di 200 km la sua rotta, pagandoci per due notti una stanza d’albergo e aiutandoci ad ottenere i biglietti per le Mongao Caves. Era la prima volta che il nostro veterinario originario dello Xinjang caricava due autostoppisti e voleva festeggiare: “I soldi non sono importanti, è la sorpresa che vale di più: godetevela!”


  

Amore vero (in cambio di bucce di melone)
DUNHUANG-ZHANGYE:  591Km

Al volante la madre, dietro il padre che accudisce la piccola figlia (mai si sarebbe potuta vedere una scena simile in centro Asia): dall’uscita delle Mongao Caves ci portano all’ingresso autostrada. È il turno di una coppia giovane e pesantona che, dopo averci offerto un melone (e i meloni qui sono miele), ci porta fino a destinazione con tappa intermedia/pausa pranzo a Jiayuguan per vedere la propaggine più occidentale della Grande Muraglia. L’inglese che il ragazzo conosce gli serve per metterci in guardia sul fatto che da lì in poi ci sarebbe stato impossibile fare autostop, che per andare a Shanghai non dovevamo andare fino al sud della Cina e che per arrivare in Giappone non aveva senso passare per Mongolia e Russia ma che saremo dovuti partire via nave da Shangai!  Forse non aveva capito che non vogliamo fare a tutti i costi la strada più breve..

ZHANGYE – LABRANG: 740Km

h.07.30 (manco quando lavoravamo)

I primi 70 km li facciamo con una felice famiglia curiosa: sono tra i pochi che vogliono fare conversazione (argh ma proprio alle 7.30 di mattina?). I seguenti 180 km toccano ad un ragazzo che apprezza molto il nostro tabacco e ci lascia i suoi bigliettini da visita per chiamarlo, anche se parla solo cinese. 120km a bordo di un jeepone con due tizi silenziosi e antipatici (quello di fianco al guidatore continua a dire al guidatore di scaricarci quindi immaginatevi l’aria tesa all’interno dell’abitacolo). Ecco infatti che inaspettatamente ci abbandonano in autogrill, come nei migliori film. Fortunatamente quattro ragazzi simpatici su un van con tanto di copri sedile anatomico per i lombari ci portano fino a Lanzhou. Pausa pranzo infuocata e bordello per uscire dalla città e rimettersi in autostrada ma dopo neanche 5 minuti un furgoncino con un vecchietto musulmano orgoglioso della sua terra e della quantità di moschee che pullulano la vallata ci fa salire e ci lascia all’uscita dell’autostrada di Linxia. Qui due loschi soggetti che sin dall’inizio non ci piacciono insistono per portarci, guida orrenda e pausa in città a fare non si sa cosa. Quando ci lasciano chiedono soldi. Noi diciamo no con una certa decisione e ce ne andiamo. Saliamo su un taxi convinti da un monaco tibetano per gli ultimi 30km di montagna per evitare di rivederli.

  

LABRANG – LANGMUSI: 190Km

Dal monastero, per ritornare sulla strada principale all’ingresso dell’autostrada, non prendiamo un taxi – non dobbiamo scappare da nessuno – ma saltiamo a bordo di una macchina di narcolettici (per fortuna solo due su tre). L’uomo affianco al guidatore ce lo ricorderemo per il collo più grosso che abbiamo mai visto. La russata cinghialesca e ciondolante intramezzata da un’improbabile tentativo di lettura di messaggi sul cell completa il quadro. Da lì passiamo il casello indisturbati, freccia a destra ed entriamo in autostrada: la corsia d’immissione è il nostro punto d’attesa preferito. Una donna su un Land Rover nuovo di pacca ci chiede 3 euro per farci salire: la sfanculiamo. Poi è il turno di una coppia di Shanghai e di un’altra coppia del posto. Quest’ultima ci carica, entra in città per passare a prendere la madre della ragazza – non capiamo bene che stia succedendo – ma la molla poco dopo. Da lì percorriamo per un centinaio di kilometri un pascolo a 3500m dove gironzolano migliaia di yak. Per gli ultimi 30 km ci affidiamo ad una famiglia di Pechino (parlano tutti e tre inglese!!!) Selfoni a gogo.

   

In mezzo alla strada, contadini lanciano in aria ripetutamente il riso (o altro cereale) per pulirlo dalla cascara
   

Il signore che si è offerto di fare da guardiano alla nostra tenda per permetterci di fare una passeggiata senza il peso degli zaini

Il villaggio di Langmusi
LANGMUSI – SONGPAN: 241Km

Un tibetano ci dà un passaggio fino alla strada principale, dopodiché due macchine si fermano, ci sono otto ragazzi che vogliono che saliamo. All’inizio pensiamo che vogliano soldi, invece no. Offrono il pranzo e passiamo la serata con loro a bere birra giocando a mora cinese nel villaggio di Songpan.

  
  

SONGPAN – CHENGDU: 323Km

Piove, c’è un ingorgo di camion nell’unica via che attraversa il villaggio e di macchine ne passano pochissime. Iniziamo a camminare sfiduciosi, troviamo una tettoia sotto cui ripararci e poi due amici diretti in centro a Chengdu ci prendono a bordo. Dopo un pranzo e mille sigarette rifiutate arriviamo a destinazione.

CHENGDU – LESHAN: 137Km

Dopo aver quasi ceduto al prendere un treno, ci rimettiamo in strada, in una via trafficata che esce dalla città. Dopo neanche cinque minuti si ferma un ragazzo, solito SUV comodo pulito e spazioso. Saliamo e in un’ora siamo a Leshan.

LESHAN – ZIGONG: 114Km

Tentiamo di entrare in autostrada ma veniamo bloccati dal personale, che dapprima cerca di darci una mano a chiedere passaggio, dopo qualche tentativo fallito ci dice che in un paio d’ore sarebbe passata la navetta. Pranzo in mensa e passaggio al casello autostradale di Zigong offerto dalla società autostrade del Sichuan!

ZIGONG – MARE DI BAMBÙ : 143Km

Dopo due estenuanti ore per riuscire a trovare un modo per uscire dalla città e arrivare in autostrada (una strada sulla quale confidavamo era chiusa e il nostro istinto per gli autobus ci aveva lasciato a piedi), finalmente un ragazzo ci porta al nostro punto di partenza 5 km più in là -dopo aver consultato per buoni dieci minuti cartine, telefono e amica English-speaking-. Lì un poliziotto si avvicina, non capiamo se creerà problemi, ma tempo un minuto e due businessman fermano la macchina di traverso nella corsia del pedaggio e ci caricano; il poliziotto ci saluta. Ci lasciano a Yibin, altro panico di bus sbagliati e carretti per un’oretta e mezza, ma arriva una coppia simpatica e spigliata in BMW che non solo sta uscendo dal città ma va proprio nella nostra direzione. Ci offrono il pranzo in un ristorante giusto (solo specialità del luogo: ad un certo punto entra pure un uomo con una tartaruga viva appesa ad un amo…) ci danno i loro numeri di telefono in caso passassimo a trovarli nella loro città, ci accompagnano all’ingresso del parco e pagano il biglietto. Incredibile.

   

MARE DI BAMBÙ -GONGXIAN: 77Km

Dopo due giorni passati nel parco nazionale, un tassista si ferma e ci mettiamo un po’a capire che in quel momento è fuori servizio e che ci vuole dare solamente un passaggio. Ci lascia ad un bivio dove riusciamo a salire su una camionetta che ci porta a destinazione. Da qui visiteremo le bare sospese di Luobiao.

GONGXIAN – CHONGCHIN: 323Km

Un ragazzo che torna a casa dall’università ci accompagna su una Yaris gialla alle porte della città dove un furgoncino con due lavoratori ci scorterà fino a Yibin. Vani tentativi per un quarto d’ora nel traffico fino a quando due tipi in MASERATI ci prendono in simpatia e ci portano ad un punto preciso quanto casualmente scelto sulla mappa e in direzione dell’autostrada (10km). Da lì un ragazzo e un signore contenti di vederci ci portano, dopo 40 km di provinciale, all’ingresso dell’autostrada della città successiva dove una coppia ci carica e ci porta fino a Luzhou (o meglio, come richiesto, ci lascia in autostrada prima dell’uscita di Luzhou). Attendiamo mezz’ora, macchine pochissime, un paio di tizi che camminano anche loro sull’autostrada -cosa ci fanno non si sa- ci dicono che siamo nel posto sbagliato. Sicuramente non siamo nel posto migliore dove ci sia capitato di fare autostop. In questi casi solitamente conviene iniziare a camminare in cerca di vibrazioni migliori e finalmente un ragazzo ci porta dritti fino a Chongqing, ad una fermata della metro abbastanza centrale.

Facce da Maserati

CHONGQING – ZANGJIAJIE: 602Km

Un furgoncino pieno di scatoloni ci dà uno strappo per qualche chilometro, poi la signora coi capelli rossi e il vestito verde pistacchio ci carica, suo marito alla guida. Colpo di scena: ci fermiamo in autogrill per una sosta e loro ci trovano un ragazzo che sta andando molto più in là di loro. Salutiamo e spostiamo gli zaini da un baule all’altro. Lui ascolta musica melodica cinese, e lo fa per quattro ore, cantando e muovendo la testa e le mani. Ci facciamo mollare in autostrada, ma l’unico che si ferma è un poliziotto, che ci carica in macchina e una volta arrivati al casello, mentre noi siamo in macchina con il divieto di scendere, lui chiede a tutti i conducenti che si fermano per pagare in che direzione vanno. I minuti passano ma nessuno ci carica. Lui non si arrende e ferma un bus, dice al conducente di portarci, e a gratis. Geniale.

  

ZHANGJIAJIE-WUHAN: 678Km

Una macchina con tre ragazzi si ferma, provano a chiederci soldi ma alla fine ci caricano. Non una parola, la musica zarra da discoteca rimbomba nell’abitacolo. Poi il guidatore dice che ha sonno, ci fermiamo in una piazzola e lo stupiamo con il fornelletto. Santo Nescafe scioglie il ghiaccio, ma non fa il suo dovere. Ha ancora sonno, quindi Marco alla guida per un’oretta e poi ci facciamo lasciare all’uscita di Changsha. Dopo più di un’ora in mezzo agli svincoli autostradali un camion si ferma, senza troppe domande ci fa salire. La nostra destinazione sarebbe Nanshan, la sua è Wuhan. Piove, sono le 16.30. Cambiamo direzione! Andiamo a Wuhan! Peccato che lui si sbarazza di noi in un’area di servizio, dove per fortuna ci fanno mettere la tenda. La notte in autogrill ci mancava!

  

WUHAN – ZHENZE: 746Km

Dopo aver fatto colazione e usufruito per bene dei bagni della stazione di servizio, ci incamminiamo lungo l’autostrada. Si ferma una ragazzo alla guida di un camioncino e ci porta per un po’ di chilometri fino al bivio successivo. Siamo di nuovo speranzosi sulla corsia di emergenza ma i due poliziotti scendono dalla macchina che avevamo fatto finta di non vedere ci vengono incontro: se ci portano fuori dobbiamo cominciare da capo! Ma ecco che quando rassegnati stiamo per incamminarci verso la volante, un centinaio di metri più avanti si ferma provvidenzialmente un ragazzo e ci fa segno di raggiungerlo: non solo ci salva dai tentacoli delle forze dell’ordine ma ci invita ad un pranzo in famiglia in una sorta di agriturismo! Per la prima volta da quando siamo in Cina, ci porta a vedere la casa dei suoi genitori – ormai lui vive in città – immersa tra risaie e campi di cotone (quello con cui fanno le lenzuola). Ci spiega che ora la campagna sembra un po’ disordinata a causa di alberi e sterpaglie, ma fino a 20 anni fa oltre alle coltivazioni non c’era nulla: tutto quello che non serviva per mangiare veniva tagliato per scaldarsi. Ci riporta all’entrata dell’autostrada e saliamo in macchina con due ragazzi che ci portano per 50 km. Ultima botta di fortuna della giornata, e veniamo raccattati da un signore sulla sessantina orgoglioso di dimostrarne di meno – che ci porta rischiando diversi colpi di sonno a Zhanze, a soli 100 km da Shanghai!!
   

ZHENZE – SHANGHAI: 115Km

Usciamo dall’albergo con ormai un solo cartello da mostrare: Shanghai. Mai avremmo pensato che per 100 chilometri avremmo dovuto cambiare sei conducenti. Un furgoncino, tre macchine, un camion che ci lascia all’ingresso della città e infine un ragazzo che sta andando in aeroporto a prendere la fidanzata, ma essendo in netto anticipo ci accompagna fin sotto casa del nostro amico Lori!!!!!

THE END

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