Basta fertili pianure e pistacchi, ci dirigiamo verso il monte Nemrut Dağı. Iniziamo ad inerpicarci su una strada tortuosa e il paesaggio si fa lunare. Arriviamo con poco tempismo subito dopo il tramonto (poco male, le teste della terrazza ovest sono ancora coperte dalla neve) e prima di montare la tenda condividiamo un pezzo di grana e scambiamo un massaggio alla schiena malandata di uno dei due custodi per un paio di tè e del tabacco.

Ci svegliamo all’alba e facciamo in fretta e furia i gradini che portano alla cima per vedere i primi raggi del sole baciare le teste che proteggono il tumulo funerario di re Antioco I Epifane. Non c’è che dire, l’atmosfera, la posizione e la vista sono magiche, peccato per la gabbia e le recinzioni messe a protezione delle teste -pure più piccole di quanto ci aspettassimo- senza un minimo di gusto. Mannaggia li turchi! 😉
Diretti verso Urfa optiamo per quella che pensiamo essere la via più breve, ma ci troviamo a dover attraversare l’Atatürk Barraj Gölü..
Che freddo faceva? E che…traghetto! Peggio di quelli che arrivano a Lampedusa!!
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