Tutti i sogni finiscono. A malavoglia ma costretti dallo scadere imminente del visto ci rimettiamo in marcia, destinazione Mashhad per una visita al fantasmagorico complesso del santuario costruito in onore dell’Imam Reza e poi dritti fino al confine.
Dobbiamo riuscire entro sera a percorrere 900km, e sulla strada in mezzo al nulla non ci sono molte tappe intermedie per sperare di trovare qualche anima pia che vada proprio a Mashhad.
Poi l’illuminazione. I camion!!
Arriviamo alle porte della città che è ormai buio, l’ultimo TIR ci lascia proprio al casello e “ordina” alla famigliola composta da mamma-papà-bambina di caricarci e portarci in città. L’idea è campeggiare in qualche parco per evitare di cambiare ancora soldi – quelli che ci rimangono dovrebbero bastare giusto per qualche succo di frutta e qualche pasto caldo – ma la famiglia inorridisce alla sola idea e ci porta a casa come mascotte.
Quando l’indomani arriviamo alle porte del santuario, causa momenti di attesa troppo lunghi per prendere in prestito un chador, ci viene appioppata una guida-cozza che ci impedisce di entrare (come da regolamento) in quello che è il vero fulcro di tutto il complesso, ovvero dove sono conservate le spoglie dell’Imam e dove migliaia di fedeli pregano e piangono e, a detta di amici che invece sono riusciti ad intrufolarsi, si respira un’aria altamente mistica.
Al diavolo l’Imam e il regolamento, noi dobbiamo riuscire ad essere entro sera davanti alla frontiera! Ripartiamo, solite coincidenze fortunate e ultima notte iraniana in tenda a un km dal confine turkmeno.
ma la gente prega e basta?? chi lavora li??
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