Samarcanda

Shah-i-Zinda, un viale di mausolei

Siamo nella città che chiunque almeno una volta nella vita ha sentito nominare, anche se poi magari non saprebbe collocarla su una cartina vuota. La città che fu il fulcro del commercio tra oriente e occidente, dal sapore esotico e lontano. 
Peccato che per noi inizino ad essere giorni duri, stancanti. Il caldo torrido non molla neanche al calare del sole – ormai è quasi un mese che siamo di media sopra i 40 – e le cupole, i minareti, le maioliche e i ghiri-gori non riescono più a stupirci come all’inizio.   

Registan

Moschea di Bibi-Khanym
  

Vagabondiamo per la città, macchina fotografica al collo e cartina alla mano, guardiamo mattoni e mausolei ma sogniamo alberi e montagne. 

A risollevarci il morale impolverato l’incontro casuale al ristorante con Marloes e Finbar- la coppia di olandesigià conosciuti in Turkmenistan e che speriamo di rivedere in Cina tra un mesetto – con cui passiamo poi la mattinata al bazar senza troppe ambizioni turistiche.
              

Poi ci guardiamo negli occhi e senza bisogno di molte parole la decisione è presa. 

Ce ne andiamo. 
Il nostro visto per il Tajikistan inizia purtroppo tra 10 giorni, quindi ci dirigeremo verso il Kirghizistan (per il quale non abbiamo bisogno di nessun tipo di visto), dobbiamo temporeggiare. 

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