Altri 270km di autostop singhiozzante e siamo a Kyzart, piccolo villaggio sull’unica strada ufficiale che collega l’est con l’ovest e il sud del paese senza passare dalla capitale – una strada di circa 150km per lo più sterrati -. Contrattiamo per avere dei cavalli per i giorni seguenti e poter raggiungere il Song Kul, un lago alpino a 3000 mt che incarna l’essenza del Kirghizistan e ci gustiamo quella che probabilmente ricorderemo come la miglior cena khirkhisa: “manti” fatti in casa (ravioli con ripieno di carne) e “osh” fatto con amore (riso saltato con carote e qualche pezzo di carne), pane e marmellata di albicocche fatti in casa. Durante la notte un topo sgranocchierà il nostro pane, ma questa è un’altra storia.
Dopo cinque ore di trottellamento su delle selle dure come quelle di un cosacco finalmente eccolo: a perdita d’occhio si riversano in questo specchio blu lisce e morbide valli coperte da un lenzuolo verde e le ombre veloci delle nuvole lo plasmano cambiandone i profili.
Ci svegliamo sotto il ticchettio leggero della pioggia ma i nostri cavalli non sono più stanchi e hanno voglia di galoppare. Ci lasciamo trasportare completamente inebriati dalla sensazione di libertà che non troppo segretamente proviamo urlando “chuuu” : liberi tra cavalli liberi ci sentiamo tutt’uno forti, agili e in armonia.
¨osh fatto con amore¨
trememdos los dos, que sigan viviendo!! gracias por compartirlo con nosotros 🙂
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Ma che meraviglia!! Ma…. non volevi andare a cavallo in mongolia???:):):): mi sa che il tuo cellulare si e’ scassato a furia di Trottare!!!!
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